Ho sentito bene? Mi ripete? Cosa significa “sono come il carrello del Lidl”?

La paziente, che da anni soffre di una forma di ansia generalizzata e attacchi di panico, mi spiega: “i carrelli del Lidl non si possono movimentare oltre l’area di parcheggio del supermercato. Se si tenta di allontanarlo dall’area circostante il punto vendita, si blocca, non si sposta più. Glielo dico perché mi sono trovata con il carrello pieno della spesa e l’auto troppo lontana, e ho faticato a caricare tutto sul mio mezzo”.

Ok – dico – e lei cosa c’entra?

“Io c’entro nel senso che l’idea di allontanarmi troppo da casa, dalla mia zona di sicurezza, di confort, mi blocca. In me insorge l’evitamento, la paura di una crisi, di non farcela. È stato il mio compagno a farmi questa immagine, di me che ho dentro un “dispositivo che mi impedisce di affrontare spazi nuovi, che il mio cervello pensa troppo ‘lontani o pericolosi’.”

I tedeschi del Lidl hanno creato una sicurezza che impedisce di disperdere nell’ambiente i propri carrelli. L’ansia crea un sistema mentale di iperprotezione, mostrandoci la realtà in una veste catastrofica.

Diversamente da un carrello, l’essere umano necessita però di esplorare ambienti diversi, affrontare il nuovo, l’insolito, i nuovi spazi e percorsi che la nostra quotidianità ci chiede di conoscere e sostenere.

Sarà un lavoro in profondità, dentro se stessi, ma ne vale la pena. Meno ‘tedeschi”, più creativi, all’italiana.